Bacon a Mosca

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By James Birch

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Brillante nella scrittura, Bacon a Mosca racconta un pezzo della storia delle recenti relazioni tra Occidente e Russia attraverso il paradigma dell'arte. Una narrazione che riesce a essere contemporaneamente autobiografica e di reportage. Birch fa un attento e affascinante ritratto di una Russia che non esiste più ma che è all'origine del paese di oggi governato da Putin. Luminosa è la presenza di Francis Bacon nella storia, che pur non esprimendo alcun dichiarato posizionamento politico, rende evidente come l'arte possa essere comunque un atto politico.
«Meraviglioso. Pieno di deliziose intuizioni sul mondo dell'arte britannico dell'epoca e sulle strane macchinazioni dell'Unione Sovietica nei giorni del suo tramonto. È un'immancabile aggiunta alla letteratura su Francis Bacon».
Max Porter
«Un resoconto comico e macabro dell'arte dietro la cortina di ferro».
The Guardian
«Gli aneddoti di Birch scintillano».
The Observer
Mosca, 1986. Un giovane intraprendente curatore e gallerista inglese di nome James Birch al suo primo viaggio in Unione Sovietica decide che Mosca è il posto giusto dove organizzare la sua prossima mostra di artisti britannici. L'epoca è quella della perestroika e della glasnost, di Mikhail Gorbaciov e della prossima caduta del Muro di Berlino, ma l'apertura all'occidente è una strada ancora impervia e poco praticata per la Russia. A sfondare ogni resistenza da parte dei funzionari del KGB e burocrati sovietici è l'arte di Francis Bacon, che diventa protagonista di un monumentale progetto di mostra che infine vedrà la luce alla Casa Centrale degli Artisti di Mosca il 22 settembre del 1988. A raccontare la rocambolesca genesi di questa personale rivoluzionaria è oggi lo stesso Birch, autore di un memoir scintillante e potente nel suo perseverare nell'idea che l'arte, allora come ora, possa cambiare i cuori e le menti dei popoli.

Bacon a Mosca