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Federigo Tozzi (Siena, 1 gennaio 1883-Roma, 21 marzo 1820), pubblicò "Bestie" nel 1917. Malgrado i frammenti che compongono quest'opera siano tutti accomunati dalla presenza di uno o più animali, è l'umanità scabra, cinica, senza pietà, a farsi avanti, in una natura insensibile. Le bestie sono soggiogate alla volontà dell'uomo, che decide per loro della vita e della morte, senza un motivo apparente, a volte per un capriccio. Il protagonista di queste prose liriche (come specificato nell'edizione del 1921, Fratelli Treves Editori) è un io che scava dentro se stesso confrontandosi continuamente con la realtà che lo circonda, la città di Siena e la campagna dei dintorni. Il lettore di questi frammenti ha l'impressione di conoscere un universo di odori, suoni, popolato da specie animali, nelle quali l'io narrante si muove tra rapporti approssimati con mogli, fratelli, padri. Queste Bestie sono capaci di passare in frazioni di secondo dalla pietà all'odio, dalla compassione alla violenza, e al termine della lettura ciò che muterà sarà la visione del rapporto tra animalità e bestialità nell'uomo.